Alla "scoperta" dei tesori della Gravina "guidati" da Antonio Pizzulli

La Gravina di Ginosa, tour condotto da Antonio Pizzulli.

Tratto dal quindicinale di Ginosa “La Goccia” n. 20 – 10 ottobre 2009: “Domenica 27 settembre ore 8,00, una sottile pioggerella tenta di intimidirmi e farmi desistere dalla tanto attesa escursione con visita guidata in Gravina. La pioggia allarma tutti e ci sono le telefonate di tanti che mi chiedono se sia proprio il caso di andare in gravina, visto “il tempo”. lo rispondo che al raduno di piazza Orologio, bisogna andarci. E ci vado. Una volta lì, tutti insieme, decideremo il da farsi.
Domenica 27 settembre ore 9,00 al raduno in Piazza Orologio,  siamo circa quindici. E, poiché non piove più, decidiamo di fare lo stesso l’escursione. Antonio Pizzulli, la nostra guida, dice che «forse sarebbe opportuno fare un percorso alternativo per evitare di bagnarci,». Intanto inizia la visita guidata e parte proprio con la descrizione del luogo del raduno: Piazza Orologio (già piazza Nuova). 

Entrando nel vivo del tour "La Gravina di Ginosa" Pizzulli

Finita la descrizione (e anche la pioggerella), Antonio dice che si può tentare di fare il percorso usuale e ci incamminiamo verso Piazza Vecchia. Siamo alla chiesa di Sant’Antonio e ci avviamo per Via Bacco. Antonio ci spiega che «la denominazione delle strade nasceva dal tipo di attività che si svolgevano lungo il loro snodo. In questo caso, in questa strada sulla quale c’erano (e ci sono, ancora oggi) molte cantine ipogee, in onore del Dio del Vino, Bacco, fu data la denominazione…».  Ci spiega anche il significato della definizione casa-grotta e di come queste abitazioni erano realizzate. Scendiamo per Via Burrone e siamo alla gradinata in tufo, prospiciente lo scenario della Passio Christi.
Prima di avviarci per il letto del Lagnone, brevemente, Antonio ci introduce all’escursione spiegandoci il significato di “civiltà rupestre”. Il suo è un excursus storico, culturale, ambientale. Ci dice come sono nate queste lame che fendono la Murgia, e nel nostro caso, che siamo in una delle gravine del tarantino che hanno vissuto una consistente fase di antropizzazione. 

«Fin dal neolitico medio vi sono tracce di presenza umana e gli scavi che l’Università di Siena sta realizzando nel sito dello “Scurusciuto” ne danno la prova più concreta.» Antonio dimostra una grande capacità descrittiva e narrativa e ci racconta dell’antica presenza umana nella gravina con una dovizia di particolari che ci rende attenti e participi. Scopriamo che la “civiltà rupestre” di Ginosa è figlia non solo dei monaci basiliani che “fuggivano dalla furia iconoclasta”, ma anche di una presenza indigena, testimoniata da tanti reperti rinvenuti in questi luoghi.

Protagoniste: le chiese rupestri

Intanto il gruppo diventa più consistente. Arrivano Rita e Peppe con i loro figli, Tina, Maurizio, Federica e altri. Ci incamminiamo attraverso l’alveo del torrente della gravina e giungiamo alla “Casa dell’arciprete”. Proseguiamo per Via Glori e ci viene spiegato il sistema di approvvigionamento idrico ch’era assicurato da un sofisticato sistema di cisterne che consentiva la raccolta delle acque meteoriche. Il viaggio prosegue e giungiamo alla “Grotta del Lupo”. Antonio ci fa osservare la differenza rocciosa che compone la gravina del Casale da quella che ci introduce alla gravina della Rivolta. Siamo passati dal tufo alla roccia ed è questo l’elemento fondamentale che ha fatto sì che l’intervento dell’uomo fosse del tutto inesistente in questa parte della gravina, qui ci sono solo e soltanto cavità naturali.
Siamo vicini alla chiesa rupestre di Santa Barbara, ci inerpichiamo per un sentiero e ammiriamo quello che rimane di una vera meraviglia. Purtroppo il «destino di questa chiesa appare segnato da un movimento franoso inarrestabile» ci dice Antonio. E non nasconde la sua amarezza per quello che il lento scivolamento della parte sovrastante determinerà fra qualche anno. Si sale ancora più su e giungiamo alla chiesa di Santa Sofia. È sicuramente la meglio conservata. lo mi permetto di ricordare ai presenti che quella chiesa era appartenuta ad un vecchio comunista, Raffaele Cavallo. La dimensione del tempo, quando si è in gravina cambia radicalmente, sembra quasi che inavvertitamente, il nostro orologio biologico ritorni ad avere il ritmo della vita di tanti anni fa, di quando la gravina era il centro delle attività dei ginosini. Si è fatto tardi, tutti siamo d’accordo che “continueremo” la visita nel mese di ottobre per riprendere il “viaggio” da dove lo abbiamo interrotto, dal villaggio “Rivolta”.

Conclusione

Ci incamminiamo verso la Chiesa Matrice e non possiamo non notare gli interventi di riqualificazione che si stanno realizzando e che meritano il giusto apprezzamento. 
Siamo in via Matrice e visitiamo la cantina di “Agata Nocco”, ci accoglie Vincenzo Bongermino (più noto come il vecchio capocabina), che ci fa assaggiare il vino che produce e tutti apprezziamo il suo  “primitivo”. 
Il tempo di una foto di gruppo e tutti a casa con il fermo proposito di rivederci a metà ottobre, per completare la nostra visita. 
È la prima volta che percorro la gravina con una guida. Devo dire che è un’esperienza interessantissima che ci permette di apprezzare ancora di più il nostro grande tesoro. Devo aggiungere che Antonio Pizzulli si è rivelato un abile raccontatore che ci ha saputo descrivere in maniera appassionata la gravina. È la stessa che ritroviamo nei suoi quadri. Solo chi ama la Gravina può raccontarla in quel modo.

Stefano Giove”

Link utili

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https://www.antoniopizzulli.it/news-e-date-tour/

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Antonio Pizzulli sull'affaccio panoramico dei Sassi di Matera

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